Sai quanto trattieni i dati? Minimizzare non è un’opzione (ma un dovere)

n azienda tendiamo a conservare tutto: email, documenti, vecchi curriculum, nomi di ex clienti, copie di backup. “Non si sa mai”. Ma la regola d’oro della privacy è esattamente l’opposto: tenere solo ciò che serve e solo per il tempo che serve. È il principio di minimizzazione, spesso ignorato, ma fondamentale per essere conformi al GDPR.

Vediamo perché è così importante e cosa puoi iniziare a fare senza bisogno di software complicati o avvocati al tuo fianco.


1. Cos’è la minimizzazione dei dati?

È uno dei principi fondamentali del GDPR (art. 5): i dati devono essere:

  • Adeguati (servono davvero?)
  • Pertinenti (c’entrano con ciò che devo fare?)
  • Limitati a quanto necessario (il resto va lasciato fuori)

Questo vale sia per cosa raccogli (es. moduli, moduli online, CRM) sia per quanto tempo li tieni (retention).


2. Perché è un problema reale?

✦ Caso 1 – Un’azienda manteneva nel proprio CRM anche i lead scartati 10 anni prima. Alcuni contenevano note personali non più necessarie. Durante un controllo, si è trovata in difficoltà nel dimostrare la legittimità della conservazione.

✦ Caso 2 – Un ente locale conservava le registrazioni video della videosorveglianza oltre i 30 giorni previsti senza una motivazione valida. È stato sanzionato dal Garante per mancata cancellazione automatica.

✦ Caso 3 – In una scuola, venivano conservati i documenti degli studenti anche oltre il termine previsto dal regolamento d’archivio. Anche qui, nessuna valutazione sui tempi, nessuna informativa aggiornata.


3. Che rischi ci sono?

  • Aumento esponenziale del rischio in caso di data breach
  • Accessi non autorizzati a dati ormai inutili (ma ancora sensibili)
  • Sanzioni per violazione dei principi del GDPR
  • Costi nascosti: spazio, tempo, manutenzione di dati obsoleti

4. Come si mette in pratica la minimizzazione?

Step 1 – Fai una lista (anche grezza) dei tipi di dati trattati: curriculum, contratti, mail, referti, ticket assistenza, foto, ecc.

Step 2 – Per ogni tipo, chiediti: quanto serve tenerli? Dove sono? Chi li gestisce?

Step 3 – Prevedi regole semplici di cancellazione o anonimizzazione:

  • Cancellazione automatica dopo un tempo definito
  • Mascheramento parziale (es. dati clienti cessati)
  • Archiviazione separata e protetta

Step 4 – Aggiorna le policy e le informative: meglio essere chiari fin dall’inizio con dipendenti, clienti, utenti.


5. Sì, ma serve per forza un software?

No. Anche un buon foglio Excel con le date di raccolta e le scadenze può funzionare. L’importante è iniziare a fare ordine, invece di accumulare all’infinito “per sicurezza”.

Se poi l’azienda cresce, potrai passare a strumenti automatici e dashboard, ma la logica resta la stessa: conservare meno, meglio.


6. A chi tocca occuparsene?

A tutti. Ma in particolare:

  • Ai titolari e ai referenti privacy, che devono predisporre le regole
  • All’IT, che può aiutare con strumenti tecnici
  • Agli utenti, che devono sapere che certi dati non si possono conservare “per sempre”

Serve formazione? Sì, anche minima. Serve cultura interna. Ma si parte con una cosa semplice: porsi la domanda “serve davvero tenerlo?” ogni volta che si crea un dato.


Conclusione

Ridurre i dati inutili è come liberare spazio mentale: aiuta a mettere ordine, a evitare problemi e a risparmiare tempo.

Non è solo una questione di legge. È buon senso organizzativo, che rende le aziende più leggere, efficienti e sicure.

E ogni tanto, fare decluttering digitale è meglio di una compliance perfetta ma solo sulla carta.