GDPR e Intelligenza Artificiale: come evitare passi falsi (anche quando l’IA sembra magica)

L’Intelligenza Artificiale (IA) sta entrando in ogni angolo delle aziende: risponde ai clienti, scrive testi promozionali, analizza dati, seleziona CV. Ma cosa succede quando, accanto alla parola “innovazione”, ci scordiamo quella parolina piccola ma potente: privacy?

Spesso l’adozione dell’IA avviene in modo entusiasta ma poco consapevole, senza tenere conto delle regole del GDPR. Ecco 5 aree da tenere d’occhio se vuoi dormire sonni tranquilli (anche con un algoritmo che lavora al tuo posto).


1. Non sai spiegare come funziona l’IA? Allora attento alla trasparenza.

Il GDPR richiede che chi tratta dati personali sia chiaro e trasparente. Ma come si fa se l’algoritmo che stai usando è una “scatola nera”?

✓ Caso reale: Il Garante ha sanzionato la società Luka Inc. (creatrice del chatbot Replika) per uso scorretto dei dati e mancanza di trasparenza sull’uso dell’IA, soprattutto verso i minori.

Cosa fare: scegli strumenti che permettano una spiegazione comprensibile delle logiche, oppure fornisci una descrizione dei criteri generali con esempi pratici. Evita modelli ingestibili e non documentati.


2. Raccogli troppi dati “perché l’IA ne ha bisogno”? Sbagliato.

Il principio di minimizzazione impone di raccogliere solo i dati necessari. Spesso invece l’approccio è: “meglio di più che di meno, poi si vede”.

✓ Caso reale: Il Comune di Trento ha ricevuto un richiamo per l’uso di sensori audio-video in un progetto IA, senza basi giuridiche solide né una valutazione d’impatto.

Cosa fare: valuta fin da subito quali dati servono davvero, escludi quelli inutili e prevedi pseudonimizzazione o anonimizzazione dove possibile.


3. L’IA prende decisioni? Allora serve una via per contestarle.

Il GDPR vieta le decisioni automatizzate significative senza possibilità di intervento umano, a meno di eccezioni specifiche.

Cosa fare: se usi IA per selezionare candidati, approvare prestiti o assegnare punteggi, prevedi sempre l’intervento umano e il diritto alla contestazione. Spiega questa possibilità in modo chiaro nei tuoi documenti informativi.


4. Hai fatto una DPIA? Se non sai cos’è, probabilmente non l’hai fatta.

La valutazione d’impatto (DPIA) è obbligatoria per trattamenti ad alto rischio. L’IA rientra spesso in questa casistica.

Cosa fare: prima di lanciare un progetto con IA, valuta formalmente i rischi privacy, coinvolgi il DPO se presente e documenta tutto. Serve anche a proteggere te in caso di controlli.


5. Chi in azienda sa davvero come usare (bene) questi strumenti?

Non basta vietare l’uso scorretto dell’IA, serve formare chi la utilizza. Non è solo un tema tecnico o legale: è organizzativo.

Cosa fare: prevedi brevi sessioni formative interne, magari con esempi pratici (come: cosa non scrivere in ChatGPT, come anonimizzare prima di incollare testi sensibili, come validare output prima di usarli davvero).


In sintesi:

IA e GDPR non sono in conflitto, ma devono parlarsi. Se li integri bene, puoi avere strumenti potenti senza rischiare figuracce legali (o multe). Serve consapevolezza, metodo e qualche strumento concreto.

Non c’è bisogno di bloccare l’innovazione: basta guidarla con buon senso e un pizzico di formazione mirata.